Il potenziale delle fondazioni nel generare ecosistemi per lo sviluppo inclusivo e innovativo delle città e dei territori: Intervista a Massimo Lapucci.

massimo lapucci
Sorgente: ashoka

Il 2 dicembre 2021 a Torino si terrà l'Ashoka Changemaker Summit, evento co-creato insieme ad Ashoka, Fondazione CRT, Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, OGR Torino e Torino Social Impact. Insieme, queste realtà inseguono l'obiettivo di contribuire a rafforzare il posizionamento della città di Torino come uno dei principali hub europei. Abbiamo intervistato Massimo Lapucci, Segretario Generale della Fondazione CRT e CEO di OGR Torino. 

La crisi sociale ed economica scaturita dalla pandemia ha evidenziato nuovi bisogni da soddisfare. Come può rispondere il sistema filantropico e quali sono le urgenze?

Con la pandemia la rete del welfare è stata esposta a un vero e proprio tsunami, che ha fatto crescere in maniera esponenziale la domanda di prestazioni sanitarie e di interventi sociali: ne abbiamo colto la fragilità ma anche l’importanza per il benessere collettivo.

Al tempo stesso, abbiamo assistito a un lavoro assiduo da parte delle organizzazioni del Terzo settore e delle imprese a impatto sociale (che devono riuscire a conciliare produttività economica con produttività sociale), presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale, nell’affrontare le diverse emergenze: delle famiglie, dei lavoratori in difficoltà e dei disoccupati, degli studenti, della società intera. La crisi che abbiamo vissuto (e dalla quale non siamo ancora usciti) ha evidenziato molti bisogni, proprio perché ha interessato, purtroppo, tutti gli aspetti della nostra vita.

Un’altra esigenza resa ancora più evidente e urgente dalla pandemia, è la necessità di accedere ai dati e di condividerli, affinché i ricercatori possano sviluppare modelli e fare previsioni, e i decisori possano prendere decisioni migliori per la collettività. Questo è fondamentale, non solo per contrastare l’attuale pandemia, ma anche per affrontare con “armi” più adeguate le grandi sfide sociali e ambientali di oggi e di domani.

La pandemia, poi, ha reso ancora più complesso il contesto generale di questi ultimi anni, in cui il settore pubblico è arretrato in vari ambiti – in primis proprio il welfare - e il settore privato for profit tende a focalizzarsi in prevalenza su logiche di mercato (certamente rilevanti per sostenere lo sviluppo del Paese) rispetto a logiche maggiormente impact-oriented.

In questo quadro generale, il sistema filantropico ha la responsabilità – ancor più che in passato – di ascoltare i territori, coglierne le esigenze, operare con maggiore flessibilità per proporre soluzioni innovative per colmare il crescente gap economico e sociale. Proprio nell’ottica di promuovere l’innovazione, le imprese a impatto sociale e ambientale – la comunità di Ashoka - rappresentano senza dubbio importanti interlocutori. Un supporto, quello all’imprenditoria sociale, che rappresenta un tassello fondamentale nella costruzione di ecosistemi che coinvolgano, a diverso titolo, tutti gli attori sociali, organizzazioni del terzo settore, imprese, istituzioni pubbliche e, ovviamente, istituzioni filantropiche.

La messa in campo di azioni congiunte fra attori e settori diversi è, peraltro, la strada tracciata dall’Europa con la nuova programmazione 2021-2027, oltre ad essere in linea con il PNRR italiano. In questa stessa direzione va anche l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.


Torino si sta affermando come capitale dell’impatto e dell’innovazione sociale. Qual è il ruolo delle organizzazioni della filantropia in questa trasformazione dalla città fabbrica alla città del cambiamento?

Quando le fondazioni di origine bancaria sono nate, 30 anni fa, erano sostanzialmente enti “erogatori”, mentre oggi sono soprattutto “attivatori” di due tipologie di processi:

- processi di integrazione, inclusione, coesione sociale e culturale

- processi di innovazione - anche facendo leva sul trasferimento tecnologico -, per migliorare il posizionamento competitivo delle realtà produttive, favorendo così la creazione di occupazione.

Se guardo a questo tipo di processi - specie in una città come Torino, che può contare su due delle principali Fondazioni italiane - penso al ruolo di Fondazione CRT che, accanto ai tradizionali settori di intervento (Arte e cultura, Istruzione e Ricerca Scientifica, Welfare) investe anche su iniziative che abbiano effetti positivi sull’economia reale dei territori. Iniziative che, spesso, richiedono la messa a sistema di molteplici attori, dal privato for profit all’impresa a impatto, che racchiude in sé due facce della stessa medaglia, profitto e impatto.

Più in generale, le fondazioni di origine bancaria rappresentano un unicum: sono investitori istituzionali (con il dovere di gestire bene un patrimonio da preservare e, possibilmente, far crescere, con ritorni dagli investimenti che attivano l’azione filantropica e le iniziative da agente di sviluppo), e devono impegnarsi a mettere in campo capitali pazienti (ma non troppo), individuare strategie di medio e lungo termine coerenti con un risk appetite chiaro.

Nella dinamica di trasformazione della nostra città e del territorio mettiamo in campo gli strumenti più adatti all’obiettivo specifico da raggiungere, avendo a disposizione un toolbox oggi ben più ricco del passato: dal tradizionale ‘grant making’ (le erogazioni a fondo perduto) alle frontiere più recenti della filantropia, come la venture philanthropy e l’impact investing, che guardano alla sostenibilità e all’impatto.

E aggiungo anche tra questi gli strumenti offerti dalla scienza dei dati: Big Data e Intelligenza Artificiale sono leve estremamente utili per analizzare i bisogni, studiare le azioni più efficaci e valutarne l’impatto. Per questo la filantropia ha un ruolo importante da svolgere nell’orientare un utilizzo dei dati responsabile e sostenibile, estraendone il valore pubblico.

Le fondazioni possono quindi esprimere un potenziale fondamentale nel generare ecosistemi per lo sviluppo inclusivo, ma anche innovativo delle città e dei territori.

Ricordo, a questo proposito, il ruolo di uno dei “bracci operativi” di Fondazione CRT: Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, che agisce con logiche innovative in settori come il welfare, l’housing, il microcredito, il sostegno alle imprese a impatto sociale. Esempi in tal senso sono il Fondo Social & Human Purpose, Piemonte Case, Abitare Sostenibile per la realizzazione di immobili con finalità sociali e l’operazione Italianonsiferma, avviata in sinergia con il settore bancario, per sostenere le piccole e medie imprese in un momento critico come quello causato dalla pandemia.


Le OGR ospiteranno il Summit, si tratta di uno spazio fortemente simbolico, uno specchio della città del passato e di quella del futuro. Nella visione di Fondazione quale ruolo giocano le OGR nel nuovo modello di sviluppo di Torino?

È vero, le OGR Torino sono il simbolo di una città con una storia forte, ma proiettata verso il futuro. Erano il luogo dove, nell’Ottocento, si riparavano dei treni, lo abbiamo riqualificato e trasformato in un hub internazionale per la creatività e l’innovazione, conservandone l’identità (e il nome) delle origini: Officine Grandi Riparazioni. Oggi, infatti, le OGR sono le Officine per la valorizzazione e riparazione dell’arte, della cultura, del tech, del innovation: beni meno tangibili rispetto al hardware di un tempo ma ugualmente fondamentali per la società contemporanea.

All’interno delle due grandi “maniche” Cult e Tech, parti fondanti dell’edificio ad “H”, realizziamo eventi culturali e sociali aperti a tutti (come l’attuale mostra "Vogliamo tutto", arricchita da una performance multisensoriale e da percorsi mediati per l’accessibilità a diverse tipologie di pubblico) e costruiamo un ecosistema internazionale dell’innovazione tecnologica. Catalizziamo una massa critica di soggetti corporate, start-up a impatto, investitori e attori istituzionali per affrontare alcune fra le sfide più rilevanti di oggi: transizione tecnologica, smart cities, smart mobility, intelligenza artificiale e big data per generare valore pubblico. Un obiettivo che realizziamo anche attraverso 9 programmi di accelerazione (cui partecipano 130 giovani imprese ogni anno), insieme a partner d’eccellenza: Techstars, Microsoft, Endeavor, Banca Sella, Accenture, LIFTT, Bio4Dreams, Vento.

Questo è l’approccio con cui la Fondazione CRT opera, arricchendo il binomio rischio-rendimento degli investimenti con un terzo elemento-chiave: la creazione di valore per la società, nella prospettiva di un’opportuna ibridazione tra profit e nonprofit.

Attorno a questa partita ci giochiamo il futuro dell’economia, della società, del nostro stesso pianeta.

Il 2 dicembre Torino ospiterà l’Ashoka Changemaker Summit, per la prima volta nel nostro paese. Quali sono le motivazioni alla base della collaborazione con Ashoka?

Le imprese a impatto sociale e ambientale della community di Ashoka sono attori capaci di innescare processi di cambiamento durevole, generando innovazione. Rappresentano la sintesi della necessaria ibridazione tra profit e nonprofit: un’impresa di successo è quella che, oltre al profitto, si pone anche obiettivi di impatto, conciliando produttività economica e sociale a beneficio dello sviluppo a tutto campo del territorio.

Questo è un tema che verrà affrontato durante il Summit del 2 dicembre “Aziende Changemaker: come mettere l'impatto sociale al centro della trasformazione nel settore privato?”. Anche Tech and Humanity, Migrazioni, Pianeta e Clima, sono tematiche di cui ci stiamo prendendo cura, così come il tema dei giovani e del loro futuro, cui si rivolge gran parte dell’azione di Ashoka e che, da sempre, costituisce un asse strategico per la Fondazione CRT. Ne sono testimonianza i molteplici percorsi del nostro programma Talenti, così come l’attività di accelerazione che portiamo avanti all’interno di OGR che vede come interlocutori principali giovani con idee e team eccellenti.

Per questi motivi la collaborazione con Ashoka è fondamentale per noi, e siamo onorati di poter ospitare alle OGR Torino la più dinamica comunità dell’innovazione sociale, favorendo la connessione tra l’ecosistema locale e quello globale, per la crescita del territorio.

Una collaborazione che ci permette di contribuire alla scalabilità europea delle iniziative avviate e di favorire l’incontro con potenziali partner per lo sviluppo di progettualità comuni.