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Autism
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Cambiare prospettiva con la neurodiversità: da limiti a possibilità

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Nel 1998 la sociologa Judy Singer utilizzò per la prima volta la definizione di neurodiversità, che da quel momento ha acquisito una popolarità e una diffusione sempre maggiori. 

Secondo Judy Singer, la neurodiversità è l’equivalente neurologico della biodiversità; è un termine che definisce la naturale variabilità esistente tra un cervello e l’altro e secondo cui ogni persona è quindi neurodiversa

All’interno di questa infinita varietà di caratteristiche neurologiche che ci accomuna è però possibile suddividere gli individui in due grandi gruppi. 

Al primo gruppo, definito neurotipico, appartengono coloro che seguono uno sviluppo neurologico che – al netto delle differenze individuali – è possibile considerare tipico, ovvero comune alla maggioranza. 

Esiste poi un secondo gruppo di persone il cui sviluppo neurologico generale è definito atipico, che in uno o più aspetti essenziali diverge dalla maggioranza, ed è definito neurodivergente neuroatipico. Alle neurodivergenze appartengono condizioni come l’autismo, la sindrome di Tourette, l’ADHD (disturbo da deficit d’attenzione e iperattività) e i disturbi dell’apprendimento. 

 

Leggi l’articolo di Fabrizio Acanfora, Responsabile della comunicazione e delle relazioni esterne di Specialisterne Italia, azienda impegnata nel favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di persone nello spettro autistico.

Ogni due settimane, il blog di De Agostini Scuola ospita le testimonianze dei changemaker della rete di Ashoka Italia all’interno della serie “A scuola con i changemaker”.

 

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