L’ACMS si è concluso la settimana scorsa; ci sto ancora pensando 

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Sorgente: ashoka

Il mio futuro professionale è quasi arrivato: “Che lavoro vorresti fare?” mi chiedono spesso. “Mi piacerebbe contribuire a cambiare ciò che andrebbe cambiato nel mondo.” 

Una risposta astratta, lo so. 

Utopistica. 

Probabilmente perché non ho mai incontrato un percorso concreto o anche solo una comunità che avesse ideali tanto visionari. 

Dopo 114 panel e più di 280 speaker, ho capito cosa è davvero Ashoka: una comunità con ideali innovativi e rivoluzionari. Ho capito che l’Ashoka Changemaker Summit (ACMS) non è stato solo uno strumento che ha permesso a imprenditori sociali, filantropi e dirigenti provenienti da tutto il mondo di incontrarsi virtualmente e conoscersi, ma è stato anche una conferma: le cose stanno veramente cambiando e non importa se tu sia un’azienda internazionale o un comune cittadino; se hai un progetto visionario e se decidi di circondarti di gente e collaborazioni sincere, puoi fare la differenza. Ciò che più mi affascina del mondo di Ashoka è la varietà delle cause supportate, da quelle più urgenti e “popolari” a quelle più nascoste, e che la maggior parte dei progetti stanno effettivamente avendo degli impatti positivi su determinate realtà, tanto da aver già attivato un processo di cambiamento sistemico.  

Durante il Summit non ho percepito Ashoka come un’organizzazione gerarchica, ma piuttosto circolare, dove ogni componente possiede potenzialmente lo stesso valore e risalto degli altri. Un cerchio dove la vera forza non è nel singolo, ma in tutte le possibili connessioni interne che lo stesso network crea. È stato molto evidente, infatti, come tutti i partecipanti al Summit, dai moderatori agli speaker, dai dipendenti agli ospiti, abbiano condiviso un’autentica positività e dedizione. In tutta sincerità, mi sono sentita quasi sollevata quando agli slogan attraenti e accattivanti sono stati affiancati risultati concreti.  

Ciò che l’ACMS mi ha lasciato è un senso di possibilità: posso effettivamente cambiare ciò che andrebbe cambiato nel mondo. O almeno tentarci. Adesso sembra sicuramente meno astratto e vago, dopo aver realizzato che esiste già un numero significativo di changemakers, impegnati nel cambiare realtà imperfette, o quelle realtà che solo apparentemente sembrano tali. 

Il tema principale del Summit è stato rediscovering certainty, e credo che abbia funzionato. 

Almeno per me. 

 

Eleonora Ricco – stagista presso Ashoka Italia