Bill
Bill Drayton is a social entrepreneur with a long record of founding organizations, bringing big change, and service. As a student, he founded organizations ranging from Yale Legislative Services to Harvard’s Ashoka Table, an inter-disciplinary weekly forum on how society truly works. After graduation from Harvard, he received an M.A. from Balliol College in Oxford University and his J.D. from Yale Law School. Over ten years at McKinsey & Company, he brought significant structural changes to policy and organizations. He also taught at Stanford Law School and Harvard’s Kennedy School of Government. He served in the Carter Administration White House and as Assistant Administrator at the Environmental Protection Agency, where he launched emissions trading and many other lasting reforms. He launched Ashoka in 1981. He used the stipend he received when elected a MacArthur Fellow in 1984 to devote himself fully to Ashoka. Bill is Ashoka’s Chair and Chief Executive Officer. He is also chair of three other organizations; Youth Venture, Community Greens, and Get America Working!
Bill has won numerous awards and honors throughout his career. He has honorary doctorates from Yale, NYU, and others; and he is a Fellow of Balliol College, Oxford. He is a member of the American Philosophical Society, the American Academy of Arts and Sciences, and the Council on Foreign Relations. He was selected one of America’s Best Leaders by US News & World Report and Harvard’s Center for Public Leadership. Other awards include the Yale Law School’s highest alumni honor, the National Wildlife Federation’s Conservation Achievement Award International; and the National Academy of Public Administration National Public Service Award.
Bill is an avid backpacker. He especially loves long, off trail, above the tree line immersions.
As Ashoka’s CEO, Bill brings history-based vision and a deep grasp of how things work to help Ashoka keep learning and keep changing big time so that it and its community can make the truly big contributions it can and must. He has overall management responsibility and, as one of three members of the Leadership Team, has special responsibilities for Purpose Teams (e.g. Young People, Climate), “Jujitsu” Partners and Metro Areas, Frame Change/Communications, organizational evolution, and Search/Talent.
(photo: (c) Yusuke Abe)
Vuoi la vera eguaglianza? Garantisci a tutti le stesse opportunità.
Ho appena raccolto una testimonianza interessantissima. E' quella di Ali Raza Khan, innovatore nel campo dell’educazione e imprenditore sociale della rete Ashoka che lavora in Pakistan.
L’anno scorso ha lanciato una sfida ai 6000 studenti poveri frequentanti 74 istituti professionali gestiti dal governo: "Avete un mese di tempo per far partire la vostra impresa". È andato da tutti loro e ha detto: “Io credo in voi. Ognuno di voi può avviare la propria impresa o un comitato civico e tutti potete avere successo”. Lo ha detto a tutti gli studenti, scuola per scuola, nessuno escluso.
Li ha aiutati a cominciare organizzandoli in gruppi di coetanei dove hanno condiviso idee, si sono aiutati a vicenda e hanno iniziato a creare e progettare. Ha abolito i momenti di formazione tradizionali, ovvero i momenti di lezione frontale in cui un docente dice cosa fare. Inoltre la sua organizzazione ha fornito un piccolo capitale per partire, accettando di farsi carico delle perdite.
Un mese dopo, più del 80% degli studenti stava già facendo profitti, e davvero pochi team non ce l’hanno fatta.
Ho apprezzato davvero tanto quest’iniziativa, perché dimostra che il problema non sono i giovani: siamo noi. Siamo noi a creare un’ambiente negativo, dove diciamo ai più piccoli “non puoi”, sia direttamente che implicitamente. I ragazzi possono- e devono- farcela (a realizzarsi-NdT)!
Come Ali, ci sono circa 1000 Fellow Ashoka (su un totale di circa 3300) che si concentrano sui bambini e i ragazzi e che fanno ben più che credere in loro: li mettono al comando. Così fanno le 200 Scuole Changemaker e le 35 Università affiliate ad Ashoka. I risultati sono stupefacenti. Una volta che un giovane adolescente ha creduto in un sogno, ha messo insieme un team e lo ha realizzato, questo non cambierà solo il suo mondo: diventerà una Changemaker per sempre, affrontando ogni problema che troverà sulla sua strada. Avrà il controllo sulla sua vita. Non avrà più paura, mai più.
Ma non solo: ci sarà sempre più bisogno di persone così. Viviamo in un mondo dove la domanda di persone in grado di adattarsi e contribuire attivamente a cambiamenti sempre più rapidi sta crescendo esponenzialmente. Allo stesso tempo si riduce il fabbisogno di persone per lavori ripetitivi.
Per molti, molti secoli si è richiesta efficienza nella ripetizione (pensate alle catene di montaggio). Siamo stati educati ad entrare in un ruolo, poco importa fosse quello del barbiere o del banchiere, e a rimanervi confinati per tutta la vita. Una cerchia ristretta si occupava della regia. La vita era guidata da regole ben definite.
Nella società di oggi, orientata al cambiamento, questi vecchi modelli si estingueranno presto.
Il successo, ai giorni d’oggi, è dei “team di team” molto flessibili, i cui membri osservano l’ambiente, individuano nuove opportunità, si adattano e aiutano nuovi team a costruire soluzioni sulla base di obiettivi condivisi.
Tutti quelli che non sono in grado di giocare a questo gioco sono tagliati fuori. Non puoi giocare al gioco del cambiamento se non sei un Changemaker.
Ma quante sono le scuole, quanti i ministeri dell’educazione, quante le famiglie che sono consapevoli di stare fallendo nel preparare le nuove generazioni ad affrontare le sfide future, se non le educano ad essere dei Changemaker? Il parametro più importante nel valutare un sistema educativo è diventato: “quale percentuale di studenti è consapevole di essere Changemaker?”.
Le riforme educative che si concentrano nel garantire a tutti l’accesso a un sistema obsoleto avranno come risultato, al meglio, una generazione di falliti. Risolvere il problema della disoccupazione giovanile fornendo ai giovani “le competenze necessarie per quel lavoro” è una chimera.
I punti di svolta spesso colgono le società di sorpresa.
E questo è uno di quelli grossi, un punto di svolta epocale. Mette in discussione le basi stesse della nostra società. È una rivoluzione molto più grane di quella tecnologica.
Una rivoluzione che ci guida verso un mondo fantastico. Un mondo dove tutti possono essere Changemaker, attori in prima persona del cambiamento. Un mondo EACH (Everyone A Changemaker) è un mondo dove:
· I problemi non possono superare le soluzioni;
· È strutturalmente più egualitario, perché tutti hanno il potere;
· Tutti, non solo i più fortunati, possono esprimere amore e rispetto nelle loro azioni – la radice della felicità e della salute.
L’alternativa è un mondo profondamente diviso e conflittuale.
La sfida che lanciamo, ai leader – e a tutti noi- è quella di riconoscere ed abbracciare il fatto che ci troviamo ad un punto di svolta, che cambierà per sempre il modo in cui viviamo, da come cresciamo a come guidiamo gli altri.